
iArticolo revisionato dalla nostra redazione clinica
pubblicato il 20.11.2025INDICE
La neurodivergenza non è un difetto, ma un modo diverso di funzionare: riconoscerla permette di trasformare il caos in potenziale.
Introduzione: ADHD adulti e neurodivergenza
La neurodivergenza indica un funzionamento cerebrale che si differenzia da quello considerato tipico e, nella lettura odierna, non va considerata in accezione negativa, ma semplicemente diversa. È un tema di grande interesse per molti studiosi e professionisti della salute mentale. In ambito clinico, molti adulti si rivolgono agli specialisti dopo anni di confusione e difficoltà nel comprendere la propria condizione, arrivando spesso a una diagnosi di ADHD in età adulta (o ADD) attraverso test mirati, dopo essere stati a lungo considerati svogliati, pigri, non empatici, troppo diretti nel modo di comunicare.
L’obiettivo principale degli interventi clinici nella psicoterapia per ADHD adulti è individuare le aree in cui queste persone eccellono e potenziarle al massimo, affinché diventino un punto di forza su cui compensare le difficoltà nelle aree meno performanti.
Tra le difficoltà più comuni riportate da chi vive con ADHD adulti spicca il sovraccarico sensoriale, un’iperstimolazione delle aree cerebrali deputate all’elaborazione degli stimoli sensoriali – uditivi, olfattivi, visivi – che genera un’esperienza spesso opprimente.
Molte persone raccontano anche la sensazione di un peso quasi fisico nel cominciare le attività, legato a una disregolazione dei sistemi dopaminergici. Le persone con ADHD tendono ad avere una minore disponibilità e un’alterata trasmissione della dopamina, soprattutto nelle aree del cervello coinvolte nella motivazione, nella ricompensa e nel controllo dell’attenzione, come la corteccia prefrontale e il sistema mesolimbico. Durante la terapia, però, si può lavorare su obiettivi che il paziente stesso individua, rendendo più chiaro quali situazioni possano diventare stimoli produttivi per “spingerelo” verso il fare.
Molte persone con ADHD giungono in terapia frustrate e inconsapevoli del proprio potenziale. È fondamentale identificare le aree di chiarezza e comprensione, evidenziare quelle meno fluide e lavorare insieme per sviluppare strategie che favoriscano una conoscenza di sé più completa, in un’ottica di neurodiversità che valorizzi le differenze.
Sovraccarico sensoriale nell’ADHD: quando gli stimoli diventano troppo
Tra le difficoltà più comuni riportate da chi vive con ADHD spicca il sovraccarico sensoriale ADHD, un’iperstimolazione delle aree cerebrali deputate all’elaborazione degli stimoli sensoriali – uditivi, olfattivi, visivi – che genera un’esperienza spesso opprimente.
Ad esempio, in un centro commerciale, una persona neurotipica può percepire il rumore di fondo come fastidioso ma gestibile, riuscendo comunque a concentrarsi sulle proprie attività. Una persona con ADHD, invece, descrive spesso l’esperienza come un sovraccarico: ogni voce è percepita distintamente, gli odori si intensificano – dolci, salati, profumi – e le luci brillanti possono risultare insostenibili. Questa iperstimolazione può portare a un bisogno urgente di fuga per evitare un attacco di panico.
La terapia può essere molto utile per identificare insieme al paziente quali sono i segnali di allarme che precedono quella sensazione di disagio, così da potersi orientare e capire come usare in modo funzionale energia e tempo. Spesso diventa importante aiutare il paziente a trovare un modo adatto per comunicare anche a chi gli sta accanto cosa sta accadendo e che ha bisogno di rifocalizzarsi su di sé.
In molti percorsi, la terapia stimola i pazienti a tenere una sorta di diario, in cui annotare volta per volta quali stimoli comportano fatica sensoriale, così da costruire un elenco personale di trigger sensoriali.
A volte, con studenti o lavoratori in ambienti molto rumorosi, si può sperimentare l’uso di dispositivi come cuffie antirumore che filtrino gli stimoli sensoriali eccessivi, migliorando la capacità di concentrazione e riducendo il disagio.
Iperfocus ADHD: una concentrazione che può diventare alleata
Un’altra caratteristica distintiva dell’ADHD negli adulti è l’iperfocus, uno stato di concentrazione totale in cui una persona può dedicarsi a un’attività con una profondità tale da perdere la consapevolezza del tempo e dell’ambiente circostante. Sebbene possa essere produttivo, l’iperfocus può portare a trascurare altre priorità o necessità quotidiane. Inoltre, la sua imprevedibilità lo rende frustrante per chi lo vive.
La terapia diventa spesso lo spazio in cui il paziente comprende come utilizzare a proprio favore questo iperfocus ADHD, ad esempio identificando situazioni, momenti e circostanze in cui è più probabile che si attivi.
Si può lavorare, ad esempio, su:
- Pause regolari: incorporare pause programmate durante le attività può prevenire l’immersione eccessiva.
- Riconoscere i segnali che anticipano l’iperfocus: per imparare a “entrarci” e “uscirne” con maggiore consapevolezza.
Difficoltà di avvio: quando iniziare è la parte più difficile
Molte persone con ADHD riportano difficoltà ad avviare un’azione, sia essa piacevole, lavorativa o quotidiana. Questo può derivare da disregolazione emotiva, difficoltà organizzative o una disfunzione nella regolazione della dopamina, il neurotrasmettitore che supporta la motivazione.
In questi casi, può risultare utile:
- Focalizzarsi sugli obiettivi da raggiungere attraverso quell’azione, come il completamento di un compito lavorativo o il benessere del proprio animale domestico.
- Riflettere sulle conseguenze di un mancato intervento, per trovare una spinta iniziale. Confrontarsi in terapia sugli obiettivi che si possono definire come “stimolanti” del fare una certa azione aiuta a rimanere pragmatici, a dissipare ansia e preoccupazione, procedendo con maggiore coscienza di sé.
- Ascoltare musica stimolante, che molte persone con ADHD trovano utile per migliorare la motivazione e regolare la dopamina. Spesso si riesce a “dividere il lavoro” tra le varie parti del cervello: una parte sarà intrattenuta e alleggerita dalla musica, l’altra sarà orientata al portare a termine un certo compito.
- Collegare l’azione a un valore personale: chiedersi “Perché è importante farlo?” può creare una connessione emotiva con il compito.
- Ridurre l’azione alla minima unità possibile: iniziare con il passo più semplice, come aprire un documento o mettere le scarpe, diminuisce di molto l’impatto di forza dell’azione sulla persona.
Queste sono alcune delle strategie per l’ADHD che, inserite in un percorso terapeutico, possono aiutare a sbloccare il momento iniziale, spesso percepito come il più difficile.
Approcci innovativi: musica multilivello e intelligenza artificiale
Un approccio innovativo è l’uso di multilayered music, un’esperienza uditiva complessa che combina molteplici elementi sonori. Questo genere musicale ha mostrato un potenziale interessante nel migliorare la concentrazione e alcune funzioni cognitive, offrendo stimoli uditivi che coinvolgono il cervello in modi particolari.
Vengono utilizzati anche strumenti basati su intelligenza artificiale (ad esempio Notion AI, ChatGPT) che possono aiutare nella strutturazione dei pensieri, nella scrittura e nell’organizzazione di idee. Altri sistemi di reminder intelligenti personalizzano notifiche e suggerimenti in base ai pattern comportamentali dell’utente (per esempio: “stai procrastinando su questo task da 20 minuti, prova a iniziare con un’azione semplice”).
Si può dire che approcci basati sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale, quando vengono resi il più possibile soggettivi e adattati all’utente, rendono il loro utilizzo estremamente fruttuoso e possono portare benefici funzionali nel quotidiano.
Obiettivi e punti di forza nelle persone neurodivergenti con ADHD
Creatività e pensiero divergente
Le persone con ADHD spesso hanno un approccio originale e fuori dagli schemi nella risoluzione dei problemi. Possono trovare soluzioni innovative grazie alla capacità di vedere connessioni inaspettate e di pensare in modo non convenzionale. Valorizzare questa caratteristica significa creare ambienti in cui la loro creatività sia un punto di forza, incoraggiando strategie flessibili e approcci alternativi.
Energia e iperfocus
Nonostante le difficoltà di attenzione, le persone con ADHD possono sperimentare momenti di iperfocus in cui si concentrano intensamente su un’attività di loro interesse. Questa capacità può essere trasformata in una risorsa preziosa, canalizzando l’energia verso compiti stimolanti e significativi. Con il giusto supporto, è possibile sfruttare questi momenti di produttività massima per ottenere risultati eccellenti. Fondamentale, in questi casi, è saper riconoscere i momenti di iperfocus e sapere come e quando attuare strategie per indirizzare energia e tempo in una direzione utile.
Resilienza e adattabilità
Affrontare quotidianamente sfide legate all’attenzione e all’organizzazione sviluppa una grande capacità di adattamento. Le persone con ADHD imparano a gestire situazioni nuove e impreviste con flessibilità, trovando soluzioni alternative quando le strategie tradizionali non funzionano. Questa resilienza può diventare una competenza fondamentale in ambienti dinamici e in contesti lavorativi che richiedono rapidità di adattamento, risposte immediate, capacità di critical thinking.
Multitasking strategico
Sebbene il multitasking possa rappresentare una sfida, le persone con ADHD possono trasformarlo in una risorsa se imparano a gestirlo strategicamente. Allenandosi a distinguere tra compiti essenziali e secondari e utilizzando strumenti di supporto, possono sfruttare la loro naturale tendenza a passare da un’attività all’altra senza perdere flessibilità. In alcuni contesti, come il problem-solving rapido o il lavoro in ambienti frenetici, questa abilità può rivelarsi un vero punto di forza.
In quest’ottica, la neurodivergenza non è solo una categoria clinica, ma una prospettiva che permette di leggere in modo nuovo anche i sintomi dell’ADHD negli adulti, riconoscendo il potenziale che si nasconde dietro le difficoltà.
Conclusione: ripensare l’ADHD adulti come potenziale da valorizzare
Guardare all’ADHD negli adulti attraverso la lente della neurodivergenza significa spostare lo sguardo dal “difetto” al funzionamento. Il sovraccarico sensoriale, l’iperfocus e le difficoltà di avvio non sono solo ostacoli: possono diventare punti di partenza per costruire un modo di vivere e lavorare più aderente alle proprie caratteristiche.
La psicoterapia, le strategie quotidiane e gli approcci innovativi possono aiutare a trasformare il caos in direzione e a riconoscere il proprio valore. In un’ottica di neurodiversità, valorizzare il potenziale neurodivergente significa permettere alle persone con ADHD di occupare il proprio spazio nel mondo in modo più consapevole, libero e autentico.
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Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica.


