
iArticolo revisionato dalla nostra redazione clinica
pubblicato il 24.06.2025INDICE
“AMORE non si scrive con la A di Aggredire, la M di Molestare, la O di Odiare, la R di Ricattare, la E di Eliminare.”
Fabrizio Caramagna
Stalking: una definizione chiara e completa
Lo stalking è comunemente definito come un insieme di comportamenti ripetitivi indirizzati a una persona specifica, con l’intento di stabilire un contatto fisico o emotivo. Questi comportamenti includono contatti visivi, minacce verbali o scritte, e comunicazioni non consensuali, che possono generare paura e angoscia nella vittima.
La definizione di stalking può variare leggermente tra gli esperti, ma generalmente riflette questi tratti comuni. Nel 2003, Curci, Galeazzi e Secchi hanno introdotto il concetto di “Sindrome delle molestie assillanti”.
Secondo questa definizione, lo stalking implica:
- Comportamenti intrusivi e ripetuti che mirano a sorvegliare o controllare la vittima.
- Distorsioni nella comunicazione tra il molestatore e la vittima.
- Modifiche nel comportamento della vittima, come paura, sofferenza psicologica e cambiamenti nel suo stile di vita.
A differenza di altri crimini, lo stalking è considerato un reato soggettivo, in quanto dipende dalla percezione della vittima: se le attenzioni non suscitano paura, non si configura il reato.
Gli elementi fondamentali dello stalking
Per definire lo stalking, bisogna prima identificare gli elementi che lo costituiscono e definiscono: un molestatore, una serie di gesti intrusivi e indesiderati che si ripetono nel tempo, una vittima, le sue reazioni di paura e un malinteso originario.
Vediamoli nel dettaglio.
- Un molestatore o stalker: che individua una persona nei confronti della quale sviluppa un’intensa fissazione mentale ed emotiva (polarizzazione ideo-affettiva) e verso la quale passa all’atto.
- Una serie ripetuta di gesti intrusivi: telefonate, lettere, e-mail, appostamenti, sorveglianze e/o minacce tesi alla ricerca del contatto e/o della comunicazione.
- Una vittima: che percepisce come spiacevoli, disturbanti, lesivi e inquietanti i comportamenti dello stalker.
- Un “malinteso originario”: una disparità di percezione tra lo stalker e la vittima per cui il primo interpreta come segnali d’affetto e addirittura d’amore dei comportamenti da parte della seconda che, in realtà, sono solo gesti generici di cortesia. A volte, questo malinteso può essere scatenato da situazioni sociali che favoriscono interazioni emotive (pranzi di lavoro, vacanze comuni in località turistiche, magari in un villaggio dove le attività organizzate incentivano la vicinanza forzata).
Come si comporta uno stalker?
Gli stalker possono adottare una varietà di comportamenti che spaziano dall’iper-intimità alla violazione della privacy.
Tra le principali modalità di azione degli stalker possiamo trovare:
- Iper-intimità: comportamenti tesi a esprimere affetto o a intensificare la relazione.
- Pedinamento e sorveglianza: attività ripetute per mantenere il controllo sulla vittima.
- Invasione della privacy: accesso non autorizzato alla casa o alla vita privata della vittima.
- Intrusione tramite terzi: raccogliere informazioni sulla vittima tramite familiari, amici o investigatori privati.
- Coercizione e costrizione: uso di forza psicologica o fisica per controllare la vittima.
- Aggressione: attacchi fisici alla vittima o ai suoi cari.
Cosa fa uno stalker per avvicinare la vittima
Le strategie usate dagli stalker per mantenere il contatto con la vittima possono essere molto diverse, soprattutto nei casi in cui ci sia stato veramente un rapporto che lo stalker vuole in qualche modo ricostruire:
- Regali: oggetti costosi, fiori, lettere d’amore.
- Comportamenti generosi: pagare la rata del mutuo, pagare un debito.
- False promesse: dicendo, ad esempio “Non voglio costringerti a tornare con me, ciò che desidero è solo amicizia”.
- Atteggiamenti vittimistici: inventare di soffrire di una grave malattia per creare allarme e rivendicare attenzione.
- Senso di colpa (per sfruttarlo a suo vantaggio): dicendo, ad esempio “Tu sei l’unica persona che può veramente capirmi, non posso parlare con nessun altro di questo mio problema”.
- Ricatti: dicendo, ad esempio “Racconterò ai nostri figli che ti sei voluta separare perché ti piace fare la bella vita”.
- Aggressioni verbali e fisiche
Tipologie di stalker: chi sono e cosa li spinge?
Mullen, Pathè, Purcell e Stuart (1999), hanno identificato diverse tipologie di stalker, ognuna con motivazioni e comportamenti distinti. La classificazione si basa sulle dinamiche relazionali tra vittima e molestatore e sulla motivazione alla base dello stalking:
Rifiutato
Di solito questo tipo di stalker dà inizio alle molestie dopo essere stato rifiutato o lasciato dalla vittima. L’interruzione del legame viene vissuta come insostenibile ed è disposto a tutto per prolungarlo. Il rifiutato oscilla fra il desiderio di riconciliarsi con la vittima e quello di vendicarsi per il torto che crede di aver subito: i sentimenti prevalenti sono senso di perdita mescolato a rabbia, frustrazione, gelosia, rivalsa, malinconia.
Cercatore di intimità
In questo caso non esiste un rapporto pregresso con la vittima che, però, viene identificata come “il vero amore” o “l’anima gemella” da raggiungere a ogni costo. Lo stalker ritiene di essere amato a sua volta dalla vittima che però “non è ancora consapevole” dei suoi sentimenti. Il cercatore di Intimità è talmente ossessionato dalla vittima da negare le sue reazioni negative alle molestie, che vengono costantemente interpretate come mancata consapevolezza di “essere fatti l’uno per l’altra”. Di solito, questo stalker è solitario, con pochi contatti sociali, e riversa tutte le sue attenzioni sulla vittima.
Incompetente
L’incompetente si rende conto che la vittima non ricambia le sue attenzioni, ma nutre la speranza incrollabile che, perseverando nel suo comportamento, prima o poi riuscirà a stabilire una relazione intima. Le molestie sono caratterizzate da rituali di corteggiamento decisamente inappropriati, infantili e inadeguati. Lo stalking di solito finisce in un lasso di tempo più breve rispetto ad altre tipologie e c’è un frequente ricambio tra le vittime.
Risentito
L’obiettivo del Risentito è quello di generare paura e angoscia nella vittima, ritenuta responsabile di un torto. In alcuni casi, la vittima può anche essere scelta a caso, magari in base ad alcune sue caratteristiche, che lo stalker considera rilevanti in quel dato momento.
Predatore
Questo stalker è il più pericoloso di tutti, perché spesso prende di mira una vittima con lo scopo finale di aggredirla sessualmente. Si tratta di uno stalker molto organizzato: pianifica ogni attacco con cura, dedica tempo a selezionare la vittima e a osservare le sue abitudini, con l’obiettivo di prolungare il piacere derivante dal controllo prima di passare all’aggressione. Di solito, questo stalker ha già commesso dei crimini riguardanti la sfera sessuale.
La caratteristica principale che accomuna tutti gli stalker che rientrano nella tipologia Rifiutato e Risentito è quella di non avere la capacità di elaborare correttamente i sentimenti provocati dalla fine di una relazione (tristezza, angoscia, delusione, senso di colpa e fallimento). Se mancano le competenze per elaborare questi sentimenti, la perdita può provocare nello stalker un bisogno ossessivo di ricostruire il rapporto a tutti i costi.
La conseguenza è che è disposto a tutto pur di non perdere la persona amata, anche ad agire comportamenti aggressivi.
La violenza nello stalking: quando le minacce si avverano
Quando entra in gioco la violenza, di solito viene agita in base al tipo di relazione che è stata stabilita con la vittima.
Se c’è stata una relazione intima, di solito la violenza è improvvisa e segue la rabbia che lo stalker prova a causa dell’abbandono o del rifiuto della vittima.
Se la relazione non è intima, si manifesta una violenza premeditata razionalmente, non anticipata da avvisi e minacce per poter garantire un effetto sorpresa al momento dell’aggressione.
Gli stalker che appartengono alla categoria Rifiutato e Predatore sono quelli che utilizzano il maggior numero di comportamenti molesti contro la vittima; la assillano più a lungo e passano più facilmente all’atto aggressivo.
Le tipologie Risentito, Cercatore di Intimità e Incompetente, di solito, si limitano a comportamenti e comunicazioni minacciose piuttosto che aggredire le vittime.
Il rifiuto come innesco: nella mente dello stalker
Lo stalker, a prescindere dalla specifica categoria in cui rientra, non accetta la possibilità che la vittima non ricambi le sue attenzioni e non provi lo stesso sentimento nei suoi confronti. La sua convinzione incrollabile è che, a dispetto delle apparenze, la vittima prova amore per lui, o quantomeno lo proverà in futuro, per cui anche gli insulti e le risposte rabbiose vengono tollerate e interpretate come segni d’incoraggiamento, in una modalità del tutto distorta.
In effetti, una ricerca di Gargiullo e Damiani (2008) ha dimostrato che lo stalker non è in grado di accettare il rifiuto della vittima, perché si percepisce come sola e unica vittima della situazione.
Sempre secondo questa ricerca, lo stalker ha bisogno di qualsiasi forma di reazione emotiva da parte della vittima (amore, rabbia, compassione, odio) ma non è in grado di sopportare una “non risposta” come il silenzio e l’indifferenza. Molto spesso è proprio l’incapacità di mettersi in comunicazione con la vittima che precede il passaggio all’aggressione.
La non accettazione del rifiuto è accompagnata, secondo gli autori, da tratti ossessivi-compulsivi. Pensieri, sentimenti e comportamenti dello stalker si incentrano totalmente attorno alla vita della vittima. Dal punto di vista compulsivo, i tratti tipici dello stalker sono la ripetitività dei comportamenti molestanti e il controllo sulla vita della vittima.
La personalità dello stalker: tratti comuni e dinamiche psicologiche
Gargiullo e Damiani (2008), hanno anche stilato una lista di caratteristiche che vengono riscontrate più frequentemente nella personalità degli stalker:
- Incapacità di accettare il rifiuto: vissuto come un’offesa personale intollerabile che provoca angoscia e ostilità.
- Visione a tunnel: una modalità di pensiero rigida per cui lo stalker focalizza tutta la sua vita su quella della vittima, arrivando ad alterare i confini fra realtà e fantasia; diversi stalker si auto-convincono di essere amati dalla vittima, credono che esista un rapporto affettivo o che, prima o poi, riusciranno a instaurare una relazione sentimentale.
- Manipolazione dell’ambiente per ottenere informazioni sulla vittima: è una forma di «stalking per procura» in cui il molestatore utilizza terze persone (familiari e/o amici della vittima, investigatori privati) per cercare di avvicinare la vittima.
Le vittime di stalking: chi sono e quali rischi corrono?
A seconda della tipologia in cui rientra il molestatore, le vittime dello stalking possono essere differenti.
- Ex intimi: persone che hanno intrattenuto una relazione intima con lo stalker. L’intimità può essere anche di tipo sessuale, ma non sempre. Di solito lo stalking inizia solo quando la vittima comunica in modo netto il desiderio di terminare la relazione. Le vittime di sesso femminile sono prevalenti in questa categoria
- Amici e conoscenze occasionali: possono essere bersaglio di molestie da parte di una persona incontrata casualmente che vorrebbe iniziare una relazione con loro o della rabbia di un amico che è stato rifiutato. In questo caso la maggior parte delle vittime è di sesso maschile. È insolito che queste vittime subiscano violenze comparabili a quelle degli ex intimi, e di solito le molestie sono meno durature.
- Contatti professionali: Gli operatori delle “professioni d’aiuto” (insegnanti, avvocati, medici, psicologi e psichiatri e operatori sociosanitari) sono frequentemente vittime di stalking, a causa della natura intima delle loro interazioni con i clienti. Questi professionisti entrano in contatto con individui isolati e facilmente portati a fraintendere l’offerta d’aiuto e l’empatia come segno di interesse romantico.
- Sconosciuti: vittime che non hanno mai avuto alcun contatto con il molestatore prima dell’inizio dello stalking. I molestatori , di solito, cercano intimità con la vittima o sono mossi dalla volontà di aggredirla sessualmente.
- Personalità pubbliche: persone note del mondo dello spettacolo e dello sport o politici.
Le conseguenze psicologiche dello stalking sulla vittima
Le vittime di stalking possono sperimentare gravi conseguenze psicologiche, tra cui:
- restrizione delle attività sociali;
- riduzione impegno lavorativo;
- aumento del livello d’ansia:
- stato di allerta costante.
Nei casi più gravi, può insorgere il Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS), con una serie di sintomi:
- Ricordi intrusivi degli episodi di molestia;
- Ipervigilanza (scatenata da uno stato di minaccia persistente);
- Disturbi del sonno e insonnia;
- Comportamenti di evitamento;
- Isolamento dagli altri;
- Idee di suicidio o tentativi effettivi;
- Sentimenti aggressivi verso lo stalker;
- Senso di perdita del controllo;
- Sfiducia verso il prossimo.
Cosa posso fare se mi accorgo di essere vittima di stalking
Se sospetti di essere vittima di stalking, è fondamentale adottare misure per proteggere te stessa/o e fermare il comportamento persecutorio. Ecco alcuni passaggi consigliati:
- Riconosci i segnali di allarme: il primo passo è identificare i comportamenti da parte dello stalker che ti causano paura o disagio, come comunicazioni non desiderate, pedinamenti, minacce o intrusioni nella tua vita privata.
- Documenta gli episodi: tieni un registro dettagliato di ogni episodio, annotando date, orari, luoghi e descrizioni dei fatti. Conserva tutte le prove, come messaggi, e-mail, foto o video, che possano supportare la tua denuncia.
- Denuncia alle forze dell’ordine: presenta una querela presso la polizia o i carabinieri. Questo avvia un’indagine formale e può portare a misure cautelari contro il molestatore.
- Cerca supporto psicologico e legale: affrontare lo stalking può essere emotivamente travolgente. Cerca supporto presso centri antiviolenza e/o professionisti della salute mentale che possano offrirti assistenza e orientamento.
Consigli pratici per la tua sicurezza quotidiana
- In auto, mantieni le porte chiuse e i finestrini alzati. Evita di viaggiare da solo/a in luoghi isolati o poco frequentati.
- Evita di utilizzare auricolari o concentrarti su dispositivi elettronici mentre sei in luoghi pubblici, per rimanere consapevole dell’ambiente circostante.
- Modifica le tue impostazioni di privacy sui social media, cambia il numero di telefono e prendi precauzioni per proteggere i tuoi spostamenti quotidiani, come evitare di rivelare informazioni sulla tua routine.
- Parlane con amici, familiari o professionisti della salute mentale ti aiuterà a ridurre il senso di isolamento e a ottenere supporto emotivo. Inoltre, un testimone può essere fondamentale se la situazione dovesse evolvere legalmente.
Ricorda, non sei sola/o. Esistono risorse e supporti dedicati alle vittime di stalking. È importante agire tempestivamente per proteggere te stessa/o e fermare il ciclo di molestie.
Bibliografia
- De Luca, R. S., Zoli, B., & Macrì, C. (2013). Anatomia del crimine in Italia. Manuale di criminologia.
- Mullen PE, Pathé M, Purcell R, Stuart GW. Study of stalkers. Am J Psychiatry. 1999 Aug;156(8):1244-9.
- Gargiullo, B. C., & Damiani, R. (2008). Lo stalker, ovvero il persecutore in agguato. Classificazioni, assessment e profili psicocomportamentali. Franco Angeli.